Siamo agli sgoccioli, tra una settimana torno in Italia!
Ormai potrei iniziare le mie mail con l’incipit da rivista patinata “cari lettori”, dato che il mio Don Dino (sacerdote della mia parrocchia di origine a Sesto Calende) mi ha detto che inizierà a pubblicare i resoconti della mia esperienza ruandese sul giornalino parrocchiale.
Oggi vi vorrei parlare della comunità dove mi trovo. È una comunità di origine brasiliana fondata nel 1997 da una coppia di sposi. Si chiama Comunità dei Servi di Maria del Cuore di Gesù (ecco il link del sito http://www.comunidadesmcj.org.br/# ). Ana Rita (soprannominata Maezinha, che significa mammina) e suo marito José (chiamato Paezinho) erano proprietari terrieri e imprenditori, quando lei ebbe improvvisamente una chiamata speciale da parte della Madonna e iniziò a mettere a disposizione dei più poveri tutti i suoi beni. Ora la comunità ha diverse case in Brasile, Colombia, Italia, Ruanda, Francia, Portogallo, dove ci si dedica all’assistenza materiale e spirituale dei bisognosi di quelle zone. Inoltre la comunità ha una particolare chiamata ad occuparsi dei malati (difatti qui in Ruanda si dovrà costruire una clinica per curare i più poveri dei poveri) e a curarli, se possibile, con le medicine naturali, riscoprendo le medicine tradizionali dei vari popoli (più economiche ed accessibili a tutti) e insegnando ai poveri come curarsi. Questo progetto non è una trovata estemporanea della comunità ma è una espressa volontà del Signore che vuole farci riscoprire il nostro legame con la creazione che è ricca di tesori nascosti e incommensurabili (quanti mali nel mondo perché molti popoli non vivono più seguendo i ritmi della natura ma violentandola e distruggendola…).
La comunità, essendo nuova, è molto giovane. Qui in Ruanda ci sono 8 brasiliani (6 consacrate e 2 consacrati) che hanno dai 19 ai 32 anni. La madre superiora della casa missionaria dove vivo (perché c’è anche un convento di suore contemplative) ha solo 24 anni! Loro sono arrivati qui circa 1 anno e mezzo fa, senza conoscere niente e nessuno, ed ora hanno già 20 vocazioni di giovani ruandesi! Qui si respirano gioia e allegria a pieni polmoni, c’è sempre qualcuno che canta, che danza (è proprio vero che gli africani hanno il ballo e la musica nell’anima, ma anche i brasiliani non scherzano!) e tutti si trattano con un rispetto, una cura e un’attenzione rari. Davvero vedendo come vivono si può pensare alle comunità cristiane delle origini: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.” (Atti degli Apostoli 2, 42-47).
Qui la vita quotidiana è molto semplice e in sintonia con il tempo (il sole sorge e tramonta tutto l’anno alla stessa ora, 6 del mattino – 6 di sera). Ci si divide le varie mansioni della casa (pulizie, cucina, cura del giardino, dell’orto, degli animali – galline e conigli), si seguono le preghiere comunitarie e individuali (S. Messa, 1 ora di Adorazione Eucaristica a testa – in cappella c’è l’Adorazione perpetua – liturgia delle ore, S. Rosario, Coroncina della Divina Misericordia) e ci si dedica alle varie attività missionarie (portare il pranzo ai malati più poveri in ospedale, catechesi, organizzare le missioni itineranti) e alla formazione dei postulanti con il Catechismo e anche con lo studio delle lingue (francese per i brasiliani e portoghese per i ruandesi), e ovviamente alla cura e all’educazione dei 3 bambini orfani che sono stati adottati dalla comunità.
Io mi inserisco un po’ qui un po’ là, insegnando ai bambini a leggere e a scrivere (ho comprato loro dei libretti da colorare e dei pastelli, cosa che loro non avevano mai visto!), tenendo un corso di inglese per i membri della comunità (perché qui la lingua ufficiale è diventata l’inglese anche se tutti parlano kinyaruanda e francese), che è la lingua del futuro di questo paese, lingua ufficiale della scuola e dell’università. Poi li accompagno all’ospedale o nelle missioni di evangelizzazione.
Inoltre il vicesindaco ha chiesto alla comunità di iniziare un progetto per occuparsi dei bambini di strada che sono figli delle prostitute e che vivono tutto il giorno al mercato o per strada in un ambiente non certo consono a un bambino. Per questo progetto il comune darà uno spazio alla comunità per fare una scuola materna, dove insegneremo ai bambini le minime norme igieniche (di cui non hanno la più pallida idea), li faremo giocare, colorare, insegneremo ai più grandicelli a leggere e scrivere e daremo loro da mangiare (perché mangiano, se va bene, una volta al giorno). Nel pomeriggio poi, si pensa di organizzare dei corsi di specializzazione per le mamme di questi bambini per dare loro la possibilità di trovare un lavoro dignitoso come sarte, cuoche ecc.
La comunità vive solo ed esclusivamente di Provvidenza, non ci sono introiti fissi da parte di nessun’ente, e anche i soldi dei fondatori sono stati spesi per mantenere tutte queste strutture e le migliaia di persone che ne beneficiano. Solo qui in Ruanda la comunità sta ingrandendo il suo campo di azione missionaria costruendo una struttura diurna per i bambini poveri a Save (un paesino qui vicino), ristrutturando un edificio molto grande che diventerà mensa per i poveri, clinica, centro per incontri e ritiri spirituali, centro di incontro per gli universitari; costruendo il convento delle suore e dei frati contemplativi a Kibeho (dove la Madonna è apparsa negli anni ’80 profetizzando, tra l’altro, il genocidio).
Molti di voi mi hanno chiesto cosa si può fare per aiutare questi fratelli poveri del Ruanda, in particolare i bambini. Stiamo pianificando un progetto di adozioni a distanza. Sempre necessarie sono le offerte e le donazioni, visto che qui le spese sono tante e le bocche da sfamare ancora di più. So che di questi tempi nessuno di noi naviga nell’oro, ma anche un’offerta piccola può fare la differenza.
Vi ringrazio tantissimo per qualsiasi cosa possiate e vogliate fare per questa opera di carità e vi assicuro che qui tutto è speso per i più poveri (difatti io qui mi autofinanzio in tutto e per tutto)!
Un abbraccio
Claudia